Luce e colore, Angelo Morbelli

Galleria Bottegantica, Milano
Diversi possono essere gli argomenti, diverse le forme che vivificano e danno sostanza ai dipinti di Angelo Morbelli: ma in tutti sembra – a chi osserva – di riconoscere un unico e solo soggetto, il cuore dell’artista.

Attraverso ricerche, incertezze, errori si avverte in tutta l’opera del pittore alessandrino l’aspirazione di rendere nelle sue tele quanto ha più di schietto e di immediato, ossia la voce del suo cuore. Un dipinto di Morbelli non narra, non descrive: è – semmai – l’effusione di un cuore, che vince l’abituale aridità o lo strazio di una tragedia e si abbandona a un unico sentimento.
Di qui la ben conosciuta povertà di particolari, di qui la singolare semplicità del suo vocabolario: lo schema compositivo nelle sue tele non suggerisce altro che il suo tumulto interiore, non distrae l’osservatore con una immagine complessa rispetto a quella che vuole realmente significare; anzi! quanto più vaga e indeterminata essa è, tanto più piace all’artista, perché rivela quella intima vita.

L’itinerario artistico di Morbelli procede verso l’accostamento di una visione della vita e di una concezione dell’arte che sono definite sin dalle prime opere, semmai si precisano man mano, ma senza svolte o capovolgimenti, acquistano risonanza e spessore per una analisi – che non rinnega il punto di partenza – lenta, discreta, aliena da ogni esteriorità. Il che d’altra parte è in perfetto accordo con la schiva riservatezza del suo carattere. La prima caratteristica che risulta evidente a chi osserva i quadri di Morbelli è la precisione, la minuziosa attenzione che egli mette nel descrivere la realtà: persone, oggetti, ambienti sono rappresentati con moduli di estremo naturalismo.